Piante per la produzione di Farmaci

L’uso di piante o estratti di piante con finalità terapeutiche è vecchio quanto l’uomo, e l’erboristeria e la medicina popolare, tanto antiche che moderna, sono all’origine di molte e fortunate terapie. Alcuni di questi prodotti vegetali usati anche con differenti finalità sono rappresentati da oppio, belladonna, corteccia di china, ergot, curari, noce moscata, fava del calabar, digitale e scilla. Molti sono stati abbandonati, alcuni però conservano appieno la loro validità. La pianta medicinale forse più vecchia che si ricordi è il “Ma Huang” una specie di Ephedra usata in Cina da più di 5.000 anni. Il costituente più importante, l’efedrina, è usato con successo nel trattamento dell’asma bronchiale, febbre da fieno e di malattie allergiche in genere; oggigiorno l’impiego più comune è come antitussivo e decongestionante nasale nel raffreddore comune.

Dal punto di vista commerciale l’efedra è costituita dai rami giovani di varie specie, sinica, equisetina (cinesi), e gerardiana e nebrodensis (indiane). Queste ultime sono ancora le fonti principali del farmaco che è stato isolato nel 1887 ed introdotto in Europa e in America da K.K. Chen (della Eli Lilly Co) nel 1925. Numerosi sono gli alcaloidi (composti contenenti azoto basico) con struttura correlata all’efedrina e di interesse farmaceutico, come la beta-feniletilammina (un’ammina pressoria) presente nel Vischio (Viscum album L.), l’ordenina, che si trova nell’orzo (Hordeum vulgare L.) e nel cactus Anhalonium fissuratum Engelm., e la dopamina della banana. Quest’ultimo composto in ambiente alcalino subisce all’aria ossidazione a pigmento nero.

Un alcaloide di struttura molto complicata, in cui è riconoscibile il frammento beta-feniletilamminico, è il costituente principale dell’oppio, ovvero la morfina. La morfina è stata isolata nel 1805 da Serturner. Sostanze di questo tipo trovano impiego per simulare psicosi, servono cioè da modello sperimentale dei disturbi mentali. L’oppio è composto dal lattice disseccato che fuoriesce dalle incisioni delle capsule immature del Papaver somniferum.

La morfina trova impiego come analgesico, ma ha anche proprietà ipnotiche ed antitussive; alcaloidi minori come codeina e noscapina hanno impiego soprattutto come antibechici (antitussivi). Gli egiziani conoscevano le proprietà ipnotiche dell’oppio, ma l’uso come narcotico e come stupefacente si diffuse nell’Europa orientale nel 17° secolo.

Diverse specie di Solanacee contengono importanti droghe come la belladonna, giusquiamo, stramonio e mandragora, le cui molecole hanno in comune il residuo della tropina combinata con differenti acidi organici. La cocaina, isolata dalle foglie di coca, è anch’essa un derivato del tropano. Questi alcaloidi, che hanno un’azione allucinogena, erano nel Medioevo appannaggio delle streghe. Le foglie e le radici della belladonna (Atropa belladonna) sono le fonti dell’omonima droga che viene impiegata come antispastico nelle coliche, nell’asma, nella pertosse, come antidiaforetico ed antisecretorio. Il vocabolo belladonna deriva dal fatto che l’estratto di questa pianta veniva impiegato dalle dame del Rinascimento per rendere l’occhio brillante (midriasi). L’atropina che se ne ricava è un antagonista dell’acetilcolina e sviluppa gli effetti sopracitati.

Altri alcaloidi molto utilizzati, o che comunque sono molto conosciuti, di origine vegetale sono la cocaina e la papaverina. La cocaina viene ricava dalla coca, la pianta divina degli Incas, ed è un anestetico locale cui ancora oggi si basano tutti i composti sintetici che ne derivano. Questa pianta è originaria della Bolivia e del Perù e gli indigeni erano soliti masticarne le foglie seccate mescolandole con calce spenta o cenere per alleviare i sintomi della fame e della fatica. La papaverina viene ricavata anch’essa dall’oppio, ma oggi è di produzione sintetica. Questo alcaloide viene utilizzato nel trattamento degli spasmi viscerali, vasospasmi e occasionalmente nel trattamento della disfunzione erettile.

Infine citiamo altre droghe vegetali che agiscono sul sistema cardiovascolare e che includono i glucosidi cardioattivi. Le piante da cui si ricavano, digitale, strofanto e scilla, agiscono sul miocardio stimolandone la forza contrattile. Per digitale si intendono le foglie della Digitalis purpurea, pianta diffusa in tutta Europa e impiegata nelle preparazioni galeniche come polvere e infusi.

Tratto da: Foye, Lemke, Williams. Principi di Chimica Farmaceutica. III Edizione italiana IV americana a cura di F. Dall’Acqua, S. Caffieri, P. Da Re, G. Tarzia. 1995. pp. 9-13.