Ganoderma Lucidum

1. INTRODUZIONE AL REISHI

ganoderma-introIl nome del fungo Ganoderma lucidum deriva dal greco Ganos, brillante e derma, pelle, mentre l’epiteto specifico lucidum in latino significa splendente. In Cina è conosciuto con il nome di Ling Zhi, che significa erba dalla potenza spirituale, e grazie alle sue tante virtù benefiche, ha da sempre nei paesi dell’Estremo Oriente goduto di una reputazione senza pari. In Giappone è conosciuto come Reishi, che significa visione spirituale. In entrambi i Paesi è considerato il “fungo dell’immortalità”, per via delle sue proprietà terapeutiche.

A differenza degli altri funghi medicinali, non è affatto commestibile: il caratteristico sapore amaro e la consistenza legnosa ne permettono l’uso solo sotto forma di tisana. Oltre che sul piano organico, la medicina orientale gli attribuisce anche una grande importanza sul piano psico-emozionale, migliora l’insonnia e placca l’ansia. Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica si è spesa molto nello studio di questo fungo, isolando da esso numerosi composti bioattivi, cercando di dare una spiegazione scientifica sull’efficacia delle proprietà riconosciutegli.

Fra questi composti annoveriamo i polisaccaridi e le glicoproteine, i triterpeni e i metaboliti secondari, le vitamine A, C ed E, nonché quelle del gruppo B (B1, B2, B6, B9), minerali (manganese, magnesio, potassio, ferro, zinco, rame, calcio e soprattutto germanio), ergosterina (precursore della vitamina D2), diversi amminoacidi essenziali, quasi cento enzimi e precursori ormonali.

Svariati lavori scientifici e ricerche svolte negli ultimi trent’anni in Cina, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito hanno dimostrato che l’utilizzo costante del Reishi, abbinato a un’alimentazione sana e regolare, è un valido supporto in diversi tipi di patologie.

Il primo utilizzo documentato del Ganoderma lucidum risale ad oltre 4000 anni fa. Da sempre, nella cultura cinese e giapponese, questo fungo viene associato a regalità, salute, recupero, potere sessuale e longevità. Nella più antica farmacopea conosciuta, il Pên-t’sao Ching cinese, che si fa tradizionalmente risalire al terzo millennio a.C., questo fungo viene descritto quale fondamento della medicina. Anche l’erbario giapponese Shinnoh Honosohkyo, cita il Ganoderma lucidum tra le “Erbe di categoria superiore” e lo definisce “Erba degli Dei”.

Annoverato tra le dieci sostanze terapeutiche naturali più efficaci esistenti in natura, il Reishi viene oggi estesamente coltivato e poi utilizzato sotto forma di polvere in decotti acquosi, in estratti alcoolici o in capsule, per le sue importanti proprietà farmacologiche. È una specie annuale, parassita o saprofita, non commestibile per il suo sapore amaro e la consistenza legnosa. Cresce solitario o in gruppi composti da pochi esemplari, dalla primavera all’autunno su ceppi di latifoglie, in particolare quercia e castagno. Viene definito “fungo fantasma” perché è molto raro scovarlo. In Giappone cresce su susini centenari ed è pertanto molto difficile trovarlo casualmente. Il cappello è a forma di ostrica, con creste concentriche sporgenti. La superficie appare lucida-laccata, oppure opaca negli esemplari più vecchi, di colore rosso con orlo ondulato, giallastro o di tonalità più pallida rispetto al cappello. L’odore è leggero, gradevole, di tannito. Quando il Ganoderma lucidum si secca non raggrinzisce, mantiene la sua forma originaria ed anche non marcisce. Esistono ben sei tipi di questo fungo, classificati in base al colore, ognuno con le proprie proprietà, ma l’unico con vere proprietà terapeutiche è l’Aka-shiba, di color rosso, molto popolare nella MTC.

 

2. COLTIVAZIONE BIOLOGICA E NORME GMP

È importante, affinché si abbia un prodotto valido e che dia un effetto terapeutico, che il Reishi sia coltivato secondo gli standard europei e rispettano le Norme di Buona Fabbricazione (GMP).

Le GMP sono costituite da un insieme di regole che descrivono i metodi, le attrezzature, i mezzi e la gestione delle produzioni per assicurarne gli standard di qualità appropriati. Sono utilizzate soprattutto nel campo alimentare e in quello farmaceutico. Componente fondamentali delle GMP sono:

  • documentare, tramite apposite registrazioni, ogni aspetto del processo, ogni attività ed ogni operazione
  • utilizzare personale che abbia ricevuto un'apposita formazione
  • occuparsi attivamente di pulizia e sanitizzazione
  • verificare con regolarità il buon funzionamento degli strumenti e dei macchinari
  • validare i processi
  • gestire i reclami

La contaminazione da agenti chimici, metalli pesanti e xenobiotici possono alterare la bioattività delle sostanze contenute o accumularsi e dare risposte di ipersensibilità e intossicazione a livello epatico. Una delle grandi proprietà dei funghi è che sono degli ottimi chelanti, cioè capaci di formare complessi con i metalli, e sono per cui impiegati per sequestrare e rimuovere dai tessuti cationi metallici depositatisi in concentrazione tossica. Requisiti essenziali di un buon chelante è la scarsa tossicità, chimicamente stabile ed eliminabile attraverso gli emuntori. Se un fungo è già contaminato da metalli pesanti perderà questa sua proprietà e, oltre ad essere inutile come detossificante, può essere lui stesso causa di contaminazione. Lo stress termico è un altro parametro da tenere in considerazione perché se, per essiccare i funghi o per ricavare gli estratti, non si fa un controllo accurato della temperatura si rischia di inattivare le sostanze al loro interno. Questo perché le macromolecole come polisaccaridi, terpenoidi, enzimi e fibre vegetali si denaturano molto facilmente a causa dei legami di coesione deboli che caratterizzano questi composti.

Chiunque intenda acquistare un qualsiasi fungo medicinale deve tener conto di quanto appena detto perché si rischia di andare incontro a varie problematiche, anche gravi, che possono manifestarsi dopo molto tempo dalla prima somministrazione. In molti lamentano intolleranze e allergie verso i funghi, ma questo perché o li trovano allo stato selvatico, e quindi possono essere contaminati da inquinanti provenienti dall’aria o dal terreno in cui crescono, o sono coltivati in maniera errata, tramite l’utilizzo di insetticidi e di fertilizzanti chimici, e questo produce un fungo contaminato e altamente tossico per il nostro organismo. Se vengono rispettati gli standard biologici europei di coltivazione e le norme di buona fabbricazione (GMP), si ottiene un ottimo prodotto, libero da contaminanti e che può dare grande riscontro a livello fisiologico. La Freeland, grazie all’enorme esperienza acquisita nei molti anni trascorsi in questo settore, può garantire che i prodotti, da essa commercializzati, rispettino i parametri necessari per ottenere un prodotto biologico valido. Le coltivazioni (con trent’anni d’esperienza in questo campo) si trovano in Germania, a Francoforte, in serre, a temperatura e umidità controllate, e in Spagna, in Galizia, in piantagioni all’aperto, a pochi passi dall’oceano, su querce secolari che conferiscono energia e nutrienti tali da ottenere dei funghi con fortissime proprietà detossificanti e salutari per l’organismo. Questo metodo di coltivazione, oltre che permettere di recuperare aree dapprima inutilizzate grazie all’azione di riqualifica dei terreni operata dai funghi, conferisce una sinergia a tutte le parti del fungo, tale da conferire indispensabili azioni sull’organismo. Se non viene seguito un procedimento di coltivazione corretto si rischia di andare ad utilizzare dei funghi medicinali scadenti che possono dare intolleranze e causare problemi ulteriori nella persona che ne fa utilizzo.

 

3. SOSTANZE BIOATTIVE A TITOLO NOTO

Il Ganoderma lucidum contiene principalmente proteine, grassi, carboidrati e fibre. Come precedentemente sottolineato, questo fungo viene coltivato in serre a temperatura e umidità controllate, a Francoforte in Germania, o in un bosco in Galizia, in prossimità dell’oceano, su castagni secolari che ne forniscono i migliori nutrienti e il miglior ambiente per svilupparsi nel migliore dei modi. Diversi lavori scientifici, in modo concorde, hanno riportato la composizione del fungo estratto, espressa in percentuale nel modo seguente:
folin-positivo (68,9%), glucosio (11,1%), proteine (7,3%), elementi minerali (10,2%) (di cui potassio, magnesio e calcio sono i componenti principali). Vi sono differenze, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, nella composizione chimica del fungo, che dipendono dai metodi di coltivazione, dal ceppo e dal processo di estrazione.

Oltre 3000 rapporti sono stati pubblicati sui costituenti chimici del Ganoderma lucidum e di specie affini. Il corpo fruttifero, il micelio e spore contengono circa 400 composti bioattivi. Il Ganoderma lucidum contiene principalmente:

  • Betaglucani
  • Sali minerali in particolare: Ferro, Zinco, Rame, Manganese, Magnesio, Potassio, Calcio e Germanio
  • Vitamina A, vitamina C, vitamina E, vitamine del gruppo B in particolare folina
  • 17 amminoacidi tra cui tutti gli essenziali
  • Polisaccaridi costituiti da: glucosio, galattosio, mannosio con tracce di xilosio e fucosio
  • Steroli precursori ormonali
  • Sostanze ad attività anti-istaminica
  • Adenosina
  • Enzimi
  • Triterpeni (Acido Lucidenico, Acido Ganoderico, Acido Genolucido)

Affinchè si abbia un qualche riscontro benefico, l'estratto deve avere essere titolato e standardizzato in betaglucani e triterpeni. Il "titolo" indica il tipo e la quantità di un particolare componente attivo presente. I prodotti micoterapici di qualità, venduti in Italia, devono soddisfare questi requisiti e, in particolare, il "titolo" deve essere noto. La titolazione consente di valutare con precisione non solo la presenza ma anche la quantità di una o più componenti ritenuti più importanti ai fini terapeutici. Tale quantità non deve avere valori troppo bassi, altrimenti l'estratto non può esplicare un'adeguata attività terapeutica. Un estratto titolato offre i seguenti vantaggi:

  • assicura un’efficacia ottimale, che dipende dalla quantità del principio attivo più importante. Se questa quantità risulta troppo bassa il trattamento sarà compromesso
  • evita l’insorgere del cosiddetto “effetto paradosso”, che consiste in una manifestazione clinica contraria a quella prevista

Un prodotto micoterapico di qualità deve essere sottoposto anche al processo di standardizzazione. Il termine standardizzare significa uniformare, quindi affermare che un prodotto è standardizzato significa garantire che il contenuto di un particolare componente preso in considerazione è costante in ogni lotto di produzione e corrisponde esattamente al valore dichiarato. Un estratto standardizzato offre il vantaggio di assicurare la costanza e la riproducibilità dell’effetto terapeutico del prodotto. È importante affermare che la titolazione e la standardizzazione sono tra i criteri di qualità fondamentali per la scelta di un prodotto micoterapico. Quindi, per concludere, è indispensabile utilizzare un estratto di Ganoderma lucidum che rispetti i parametri appena citati, che abbia una concentrazione di 15:1 (significa utilizzare 15kg di fungo secco per ottenre 1kg di estratto!) e che il fungo medicinale derivi da coltivazioni biologiche controllate.

 

4. TIROIDITE AUTOIMMUNE

La tiroide è una ghiandola endocrina posizionata appena sotto il collo e partecipa alla produzione di ormoni (ormoni tiroidei), in particolare tiroxina (T3) e tri-iodotironina (T4), questi ormoni servono a regolare il metabolismo e influenzano la crescita e la funzionalità dell'intero corpo. La tiroide è controllata da l’ipotalamo e l’ipofisi. La tiroidite autoimmune (o tiroidite di Hashimoto), è oggi una patologia molto frequente nella popolazione dei paesi industrializzati ed apparentemente più evolute in ambito medico, paesi nei quali si applica largamente la supplementazione di iodio. Colpisce, di norma, il sesso femminile e si riscontra in quasi tutte le fasce di età, con picchi attorno ai 40 e 65 anni.

È una malattia organo-specifica, a patogenesi autoimmune, caratterizzata morfologicamente da una cronica infiltrazione linfocitaria e da frequente evoluzione verso l’ipotiroidismo. I meccanismi del danno d’organo sono complessi e comprendono la partecipazione dell’immunità umorale e di quella cellulo-mediata.

Il processo inizia con l’attivazione dei linfociti CD4 helper, linfociti T specifici per gli antigeni tiroidei. La causa di questa disfunzione endocrina è di natura autoimmune. I linfociti T, globuli bianchi del sangue che fanno parte del nostro sistema di difesa dagli agenti patogeni, si infiltrano nella tiroide attaccandola e contrastandone la funzionalità. Progressivamente questa ghiandola si distrugge, con un peggioramento graduale dei sintomi.

Il ruolo principale nella distruzione del tessuto tiroideo è giocato senz’altro dall’azione citotossica diretta dei linfociti CD 8 killer reclutati dai linfociti CD4. Un contributo all’ipotiroidismo deriva inoltre dagli anticorpi antirecettore per il TSH con azione bloccante. Tali immunoglobuline sono state ritrovate nel 10% dei pazienti con gozzo da tiroide autoimmune e nel 20% di quelli con tiroidite autoimmune atrofica. Nei pazienti in trattamento con levotiroxina, tali anticorpi scompaiono. La medicina allopatica cura questa patologia con la terapia ormonale sostituiva da seguire a vita in modo da ripristinare la funzionalità tiroidea. Eventualmente avviene l’asportazione di tutta la ghiandola prima della somministrazione ormonale, che va comunque sempre regolata con molta attenzione per ogni paziente.

Il Reishi riesce a dare alla tiroide nuova vitalità riducendo gradualmente la somministrazione di levotiroxina, bloccando la produzione di anticorpi antitiroidei e ripristinando le funzioni della ghiandola. Questo permette una graduale ripresa della produzione di ormoni tiroidei T3 e T4. La tiroidite autoimmune è caratterizzata dalla presenza di auto-anticorpi che attaccano la tiroide, la infiammano e la debilitano. Il Ganoderma lucidum ha potenti proprietà antinfiammatorie.

L’elemento attivo (gli acidi ganoderici) è risultato equivalente all’idrocortisone (un interessante studio ha dimostrato che 50 mg di polvere di Reishi hanno un effetto antiinfiammatorio corrispondente a 5 mg di idrocortisone) e cioè abbassa la risposta immunitaria dell’organismo e riducendo conseguentemente la flogosi. Le persone che utilizzano il Reishi, per i primi mesi, sono molto soddisfate perché vedono che i valori degli auto-anticorpi si riducono in modo costante e massiccio. Poi accade che durante il trattamento con questo fungo, verso il terzo o quarto mese, ci sia un aumento del TSH, l’ormone tiroideo che stimola la ghiandola e va oltre i valori soglia. Questo accade perché la tiroide, diventata inattiva a causa della somministrazione della levotiroxina, riprende nuovo vigore. Il TSH si trovava nei valori normali solo perché la tiroide è inattivata dalla somministrazione di levotiroxina. L'utilizzo di funghi medicinali, al contrario, permette di dare nuova vita ad una tiroide ormai quasi spenta e pertanto, per risvegliarla, le danno una scossa e in questa fase l’ipofisi alza il TSH che va oltre i valori normali. Le persone che continuano ad assumere i funghi medicinali, vedono che il TSH, dopo due o tre mesi circa, torna nella norma perché la tiroide sta riprendendo le sue funzioni normali e non ha più bisogno di un super stimolo dell’ipofisi. A questo punto si può iniziare a ridurre gradualmente la somministrazione di levotiroxina perché la tiroide sta ritornando lentamente alla sua funzione normale. Controllando anche il livello degli anticorpi, si vedrà che questi iniziano a tornare a valori normali e non aggrediscono più la tiroide, permettendo di iniziare a ridurre la quantità di levotiroxina assunta. Tutto questo deve avvenire sotto stretto controllo del proprio medico. In un anno si può dare nuovo vigore alla ghiandola tiroidea e ridurre drasticamente o, a volte, persino sospendere la somministrazione di ormone T4.

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